LA BIRRA, UN BEVERONE ULTRAMONTANO!
di DANILO GASPARINI
Potremmo proprio partire da qui, dagli accademici dell’Accademia dell’Agricoltura di Conegliano che, allarmati dalla diffusione della birra in Terraferma veneta, così definiscono in modo dispregiativo questa bevanda di origini alemanne.
O se volete dalle parole di Federico II il Grande, re di Prussia che si lamenta dell’abuso del caffè dei suoi sudditi: «Tutti usano il caffè. Se possibile, questo deve essere vietato. Il mio popolo deve bere birra. È disgustoso notare l’uso crescente del caffè tra i miei sudditi, e la quantità di denaro che conseguentemente lascia il paese. Tutti consumano caffè. se possibile questo deve essere impedito. Il mio popolo deve bere la birra. Sua Maestà fu cresciuta con la birra, e così i suoi antenati e i suoi ufficiali. Molte battaglie sono state combattute e vinte da soldati nutriti con la birra e il Re non crede che da soldati che bevono caffè si possa attendere, nel caso di una nuova guerra, la forza di affrontare i disagi o di sconfiggere i nemici» .
E che la birra fosse “bevanda di stato” già nell’Antico Egitto ci sono pochi dubbi, già a partire dai Sumeri. Alle sue origini, come ci raccontano gli archeologi, molto probabilmente c’è un gesto: un pane d’orzo mal lievitato immerso nell’acqua. Così potrebbe essere nata la birra.
La scelta umana per la fermentazione, vale per il vino, per il pane, per il latte… ma anche per le mele, è una scelta che sta agli antipodi della storia alimentare: vale allo stesso modo per la cottura della carne. La bevanda fermentata, quanto il cibo cotto, è più sana, salubre e inoltre corrobora, ritempra.
Poi, come spesso accade nella storia dell’alimentazione, cibi e bevande vengono usati ideologicamente e culturalmente per connotare supremazie e primati culturali e di civiltà: Greci e Romani avranno gioco facile nel contrapporre il vino, prodotto di una lunga cultura che passa attraverso l’addomesticamento della vite e l’elaborazione di un prodotto carico di simboli e di ritualità, con questo “vino d’orzo”, come veniva definito in modo spregiativo. Asterix ed Obelix rivendicheranno sempre la superiorità della cervogia nei confronti del vino, simbolo della corruzione dei costumi romani.
E così per secoli avremo un’Europa divisa in due: a Nord i bevitori di birra, a sud i bevitori di vino, a Nord i consumatori di burro, a Sud quelli di olio e via declinando secolari dualismi e difficili integrazioni che a tutt’oggi persistono. Ma oggi i confini sono più labili: noi li stiamo educando a bere il vino …buono, ma non lo possono fare, loro ci hanno insegnato a fare la birra e noi abbiamo imparato sguelti e la facciamo bene, anche meglio.
Prosit!
Danilo Gasparini